Potenziale terapeutico dei flavonoidi nel trattamento dell'insufficienza venosa cronica (IVC)
L'insufficienza venosa cronica (IVC) è una delle malattie più diffuse che si verificano nei paesi sviluppati del mondo, con notevoli spese socio-economiche per la riabilitazione dei pazienti. Attualmente, fino al 17% degli uomini e fino al 40% delle donne arrivano a soffrire di IVC nel corso della loro vita, a causa dell'aumento della pressione vascolare nelle gambe, con conseguente permeabilità capillare e perdita di liquidi nei tessuti. Le manifestazioni cliniche della IVC sono numerose, tra cui: dolore ed edema degli arti inferiori, vene varicose, dermatite da stasi e alterazioni cutanee come iperpigmentazione, lipodermatosclerosi e ulcerazione. Le principali cause di IVC sono l'ipertensione venosa e la stasi venosa, la disfunzione endoteliale, l'espressione di mediatori infiammatori e l'adesione dei leucociti, che portano a disturbi del microcircolo e alla riduzione dell'ossigenazione dei tessuti.
È stato riportato che i flavonoidi stimolano le cellule endoteliali a rilasciare ossido nitrico (NO) attraverso l'aumento del livello di calcio intracellulare e l'infusione di flavonoidi nella circolazione coronarica può provocare vasodilatazione immediata. Di fatto, è noto che l’NO partecipa al mantenimento dell’integrità e della reattività dei vasi.
In generale, l’effetto anti-angiogenico dei flavonoidi è stato dimostrato in diversi studi
in vitro.
Sulla base di queste evidenze, lo scopo dello studio di Giovanna Casili e colleghi era di valutare l'effetto protettivo sinergico di un composto contenente troxerutina, diosmina, estratto di ippocastano e vitamina C nella IVC.
La
diosmina, flavonoide estratto dalle
Rutacee, agisce sul drenaggio linfatico e sul microcircolo, proteggendo la permeabilità microvascolare attraverso l'inibizione di alcuni mediatori infiammatori. I bioflavonoidi sono contenuti anche nei semi di
ippocastano (
Aesculus hippocastanum L., Sapindaceae), con proprietà antinfiammatorie e anti-edematose, caratterizzati da un effetto positivo sul tono venoso e sulla coagulabilità del sangue. Infine, la troxerutina, un flavonoide derivato dalla
Sophora japonica, agisce principalmente sull'endotelio microvascolare e potrebbe avere azione venoprotettiva, vasoprotettiva e antiossidante.
Diversi risultati di questo studio indicano che il composto contenente troxerutina, diosmina, estratto di ippocastano e vitamina C potrebbe contrastare gli effetti deleteri sul sistema vascolare associati alla IVC. Ad esempio, per comprendere l'effetto venotonico del composto, gli autori di questo studio hanno realizzato un modello
ex vivo, nel quale è stata valutata la contrazione della vena mesenterica. L'esposizione dei vasi mesenterici al composto ha migliorato significativamente il tono venoso, suggerendo un effetto venotonico misurabile. Inoltre, mediante un modello
in vivo di IVC, la somministrazione del suddetto composto ha ridotto significativamente le alterazioni strutturali e morfologiche provocate dalla legatura delle vene safeniche, diminuendo le placche fibromuscolari nella tonaca intima e avventizia, contrastando l’accumulo dei neutrofili e prevenendo il collasso della parete venosa.
Questo composto, per il suo importante effetto venotonico sinergico, potrebbe suscitare interesse terapeutico nella gestione delle patologie vascolari.
Bibliografia
Casili G et al. Vascul Pharmacol. 2021 Apr;137:106825.